25 Febbraio, 2022 admin

“Bosnia express”, il racconto della guerra nei Balcani

di Agnese Ferri, L'edicola del Sud - 25/02/2022

È stato presentato la sera della vigilia di un giorno cupo il film documentario “Bosnia Express”, del regista Massimo d’Orzi, presente nella serata di presentazione della pellicola al cinema “Il Piccolo” di Matera che si è tenuta mercoledì. Insieme a lui, a incontrare gli spettatori, l’attrice Nadia Kibout.

L’appuntamento materano del tour di presentazione della pellicola è stato particolarmente intenso, con i venti di guerra che soffiano dall’est e hanno reso ancora più tangibile l’importanza del tema che il documentario, tratto dal libro di Luca Leone, ha messo in risalto. Un film che racconta il conflitto che ha sconvolto la Bosnia 30 anni fa, attraverso il contrasto con la bellezza: «Parla di tutto ciò che si può opporre a quella dinamica micidiale, che è la ragion pura di quelli che pensano con le armi e delirantemente di costruire imperi e grandi ideali nazionalistici, credendosi divinità in terra», ha dichiarato d’Orzi. Le donne nel film sono l’opposto della guerra, l’antitesi e il rimedio: «le donne che sono state le prime vittime di quella storia. Si è parlato di stupro etnico, ma lo stupro come arma nei conflitti non è una novità; ma è in Bosnia – sottolinea d’Orzi – che per la prima volta queste parole si mettono insieme. Mi sono chiesto: che cosa si voleva colpire?».

In mezzo al fuoco incrociato dei conflitti, le donne sono spesso le prime vittime di questo «meccanismo delirante», come lo definisce. Le vittime di un gioco che iniziano gli uomini. Alla fine della proiezione, al cinema “Il Piccolo” nessuno ha lasciato la sala per almeno un’ora per rivolgere domande all’autore, che sono state molte: «Un film non finisce l’ultimo giorno di post produzione, ma continua nel rapporto con il pubblico. Continua nella visione e negli incontri, quando scopri dagli sguardi degli altri le cose che hai fatto». “Bosnia express” volge lo sguardo su un aspetto più laterale del conflitto, che però proprio per questo riesce nell’intento descrittivo con potenza anche maggiore: «Nel film avviene qualcosa di particolare: inizialmente volevo mettere al centro i criminali di guerra, ma poi ho capito di voler togliere loro la scena. I libri di storia e i tribunali li hanno già condannati».

Nel processo creativo, le donne e le ragazze emergono con naturalezza, con il loro «naturale rifiuto a una logica perversa che tende a distruggere in primis l’identità». Donne e ragazze che trent’anni dopo danno un volto nuovo alla Bosnia, dove al crollo di un ideale politico si affianca un attacco sistematico alle donne. «”Bosnia express”non è un film di memoria nè commemorazione, bensì si colloca in un eterno presente, un oggi che stiamo vedendo anche in queste ore. Si oppone ai Mladić di Srebrenica, ma anche ai tanti Mladić quotidiani».

Il regista si è detto felice della presentazione materana, un successo anche in termini di accoglienza. Tra qualche giorno, ricorrerà il 30esimo anniversario dal referendum che ha sconvolto la Bosnia, e il film sta suscitando molto interesse in giro per l’Europa, così come negli USA. Per Massimo d’Orzi, questo documentario può «avere un senso e un significato importante e profondo», che risuona con ancora più forza in un mondo che, proprio come in Bosnia 30 anni fa, sta vorticando di nuovo in una spirale drammatica.

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